Analisi Storico-Artistica a cura della Dott.ssa Chiara Voltarel
Dalla vivace ed elegante piazza di Montebelluna, il profumo dei tigli conduce a un viale alberato che sale dolcemente verso il colle dell’antico mercato e a quella che fu la parrocchiale di Santa Maria in Colle, un complesso sovrastante la città, un tempo centro religioso, amministrativo e commerciale del paese. Il territorio conserva preziose testimonianze di insediamenti molto più antichi, riconducibili all’età paleoveneta.
Fino alla fine del Settecento, il colle rimase un luogo particolarmente vitale, ospitando il plurisecolare mercato del paese.
Con la crisi del commercio e l’avvento della modernità, però, la zona divenne progressivamente inaccessibile. Nella seconda metà dell’Ottocento emerse così l’esigenza di trasferire il mercato nella parte bassa della città e, verso la fine del secolo, prese forma un ambizioso intervento urbanistico a opera dell’ingegner Giobatta Dall’Armi, che, con un nuovo reticolo viario, diede vita alla moderna Montebelluna.
Segue, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, un periodo di grande crescita: la popolazione aumenta dell’80%, si sviluppa la classe imprenditoriale e borghese dei commerci e servizi, sempre più desiderosa di distinguersi e, se possibile, ostentare, conferendo un nuovo volto a palazzi e palazzine residenziali che sorgono lungo i nuovi assi viari1.
¹ Lucio De Bortoli, Montebelluna e il mercato, Origini e costruzione di una città, Danilo Zanetti Editore, Montebelluna 2006.
Via Tripoli, che diventerà poi viale della Vittoria, viene prolungata fino a incrociare via della Chiesa che, chiudendo un triangolo sghembo con viale Matteotti, delimita una delle zone più belle e suggestive della città, un comparto “città giardino” che via via si arricchisce di pregevoli e preziose architetture che guardano al liberty2.
² Lucio De Bortoli, Montebelluna nel primo Novecento. Gli edifici privati nei disegni originali e nelle carte d’Archivio,
Biblioteca Comunale di Montebelluna, Montebelluna 2007; Lucio De Bortoli, Montebelluna profilo storico, Danilo Zanetti Editore, Montebelluna 2024, p. 318.
Nel primo dopoguerra, sull’area verde del nuovo viale della Vittoria si aprono numerosi cantieri: nel 1922 iniziano i lavori per la costruzione del Cinema Teatro Eden, simbolo della crescente modernità e della ripresa di vita dopo i tragici eventi bellici. La via si accinge così a diventare una delle più belle di Montebelluna³.
Tra i vari artefici del nuovo decoro cittadino c’è il geometra e tenente Attilio De Campo. Negli anni ‘20 del Novecento, viene spesso citato nelle pratiche della Commissione Edilizia di Montebelluna. Un’attività intensa ma concentrata in pochissimi anni, che vede l’apice con il progetto per la propria abitazione, presentato alla Commissione nel 1925.
³ Lucio De Bortoli, Montebelluna profilo storico, Danilo Zane1 Editore, Montebelluna 2024, pp. 85-156.
La palazzina ha un aspetto singolare rispetto alle tipologie stilistiche in uso al momento, ma il progetto viene subito accettato, senza alcuna prescrizione, dettaglio che dimostra la stima che il geometra godeva da parte degli amministratori. L’edificio rispecchia il progetto originario, salvo la sommità della torretta: invece delle trifore e della monofora previste, presenta oggi una struttura piena, coronata da robusti archetti pensili che richiamano i beccatelli delle torri.
Casa De Campo si presenta in uno stile storicista di ispirazione neomedievale, arricchito da tocchi liberty; è una sorta di “castelletto”, come ancora oggi viene spesso definita, che si distingue dalle architetture contemporanee della zona. Su uno zoccolo in bugnato si eleva la struttura in mattoni faccia a vista da cui si innalza una torretta. I volumi si ammorbidiscono grazie a raffinati elementi architettonici: le monofore incorniciate da profili dentellati, i terrazzini sorretti da eleganti modiglioni in pietra, il tetto sporgente che alterna piccole finestre a specchiature ornate da motivi dipinti. La raffinatezza della palazzina emerge soprattutto nei parapetti dei poggioli, in ferro battuto e decorati con motivi fitomorfi: una lavorazione sospesa tra arte e artigianato, riportata in voga dalla corrente modernista, o stile floreale, diffusasi alla fine dell’Ottocento.
Salendo la piccola rampa di scale, ci accoglie un vestibolo aperto, con due eleganti portoni in legno e decorazioni di carattere zoomorfo e fitomorfo nuovamente in ferro battuto.
Alzando poi lo sguardo sul soffitto ci si imbatte in una pittura decorativa piuttosto intrigante ed enigmatica. Un tondo centrale, che ospita dipinta una clessidra con ali, è delimitato da fasce concentriche; una di queste porta la citazione dantesca “VASSENE IL TEMPO E L’UOM NON SE N’AVVEDE”6 ossia il tempo scorre e l’uomo non se ne accorge. Un monito al tempo che fugge e al ciclo della giornata che trova in parte eco nelle raffigurazioni angolari, dove stilizzati sono rappresentati due animali notturni, il pipistrello e il gufo, e altri due volatili che tradizionalmente sono legati alla rinascita: il gallo e la rondine. Se il gallo è un osservatore notturno, che sta di sentinella e propizia il ritorno del sole, quest’ultima è collegata al nido e alla casa diventando simbolo dell’amore famigliare, ma anche alla primavera quindi rinascita, al senso di libertà che esprime attraverso i suoi continui viaggi e alla speranza in un cambiamento: è un messaggio positivo per il padrone di casa e per l’ospite perché la rondine suggerisce, di fronte al tempo che fugge, di affrontare le difficoltà con coraggio e speranza nel futuro.
⁶ Dante Alighieri, Divina Comedia, canto IV del Purgatorio.
Del geometra Da Campo, a eccezione di questi pochi anni di attività, non si hanno molte notizie. Sappiamo che la sua casa passò di proprietà al ragionier Carlo Bernardi, figura di rilievo della Banca Popolare della città, che svolse anche servizio come contabile “prestato” al Comune per la gestione dei sussidi destinati alle migliaia di profughi. Sarà successivamente l’abitazione della famiglia Garbujo, originaria di Volpago del Montello, poi trasferitasi a Montebelluna. Rimasta disabitata da diversi anni, è stata recentemente sottoposta a un importante intervento di restauro attento a preservare l’integrità storica e culturale, che l’ha restituita agli originari splendori.